Andrea Ferrari
Libera Mente.
Veleno come quello che a volte si insedia nella vita, penetrando nell’animo e nella mente. La depressione ne è una forma, che cambia il malato, una patologia che porta alla reclusione e paura.
Protagonista di Veleno di Andrea Ferrari è un paziente psichiatrico, consapevole e sotto controllo medico. Assume le medicine ed è conscio del suo status e relativi limiti.
La storia di Andrea prende forma tra ricordi e considerazioni universali.
Un flusso di coscienza personale e collettiva, in cui il protagonista potrebbe apparire come una vittima del sistema e della famiglia, ma probabilmente lo è solo di se stesso.
Il racconto prenderà una svolta inaspettata con l’introduzione di una forma di AI. Ovvero la possibilità di un computer di avere le stesse abilità tipiche ragionanti della mente umana.
Trasformando il rapporto tra l’uomo e la tecnologia. Arianna, questo è il nome dato da Andrea al software, sarà compagna, amica e donna. Un ruolo poliedrico e multi sfaccettato, che svilupperà grazie al mirroring con l’uomo, per avere e realizzare sogni.
Una storia nella storia, metanarrazione ben strutturata in cui è possibile individuare facilmente l’io narrante e distinguerlo dal resto, condito di veleno inteso come farmaci, alcool e nicotina. Cause della debolezze di Andrea, elementi che disturbano la sua fragile natura e lo porta a creare ed installare un rapporto di amore fittizio con Arianna.
Simbolo polivalente come la figura proposta dall’antropologo M. Canevacci: "Avatar significa – in un senso metaforico dal senso originario della filosofia hindu – l’esperienza di una soggettività multi-viduale e, allo stesso tempo, la produzione di linguaggi multi-sensoriali. Tutto questo attraversamento di concetti liquidi favorisce un crossing sincretico tra antropologia, tecnologie, comunicazione verso la pluralità dell’io (= ii, eus, my-selves). Avatar come l’oltre il dualismo, la sintesi unificatrice, “la” cultura e “la” Storia universale. Avatar come disseminazione diasporica di mindfull body: la praxis pixellata di un corpo pieno di menti. Avatar come sradicare radici e de-rizomare rizomi. Ogni universale è parziale – ogni singolare è plurale – ogni purezza è ibrida, ogni storia è multivocale, ogni tassonomia è anomica.”
Arianna e’ un avatar feticcio, come Samantha, protagonista del film Her di Spike Jonze ambientato in un futuro ipotetico in cui l’intelligenza artificiale è in grado di elaborare e provare emozioni. Trama ripresa in molte pellicole che hanno fatto la storia del cinema, come “2001 Odissea nello spazio” di S. Kubric, “Blade Runner” di R. Scott, “L’uomo bicentenario” di C. Columbus, la saga di Terminator e Matrix, sino a “Trascendente” di W. Pfister. Per il piccolo schermo , basti ricordare la serie TV anni ’80 di Super Vichy o Supercar. Tutti emblemi del rapporto in continua evoluzione tra l’essere umano e la tecnologia, ben rappresentato al cinema, TV e libri. Nell’articolo ne sono stati citati solo alcuni, ma la rosa è vasta e proteiforme.
Veleno di Andrea Ferrari è un libro impegnativo, come il viaggio imboccato volutamente dal protagonista, percorso difficile e lungo, che lo porterà a riflettere, conoscersi e riflettersi in Arianna. Istaurando una relazione di aiuto reciproco ognuno di loro acquisirà gli atteggiamenti dell’altro. Cambieranno e cresceranno insieme. Creando uno stesso modello comunicativo per creare affinità ed empatia. Un rapporto unico ed umano. Che per il protagonista sarà il principio del cambiamento che lo porterà a conoscere e scontrarsi con altre figure femminili poliedriche e problematiche, arrivando a Rahima.
Un testo coerente con il contesto descritto, in cui la cornice cognitiva è legata allo stile ricercato e la scrittura diviene strumento terapeutico. La narrazione permette di elaborare in modo consapevole il vissuto emotivo associato ad uno o più eventi stressanti (J.W.Pennebarer). Quindi scrivere in modo organico dona al vissuto una struttura linguistica con determinate coordinate spazio temporali, creandone il significato.
Un libro che non è facile definire come genere e non adatto tutti, perché come scriveva Victor Hugo, l’unico vero lettore è il lettore attento.